Elly Schlein ora guida il PD: una conferma della linea politica dei Dem

Vi sono state le elezioni interne al partito per la scelta del nuovo segretario del PD.
C’era qualcuno che si aspettava qualcosa di rivoluzionario? Qualcosa di nuovo? Qualcosa che facesse esclamare “Tutto sta cambiando”?
Se questo qualcuno ci ha creduto – ma ne dubito fortemente – ha, certo, dovuto ricredersi: si sarà svegliato, abbandonando i propri sogni, ed aprendo gli occhi sulla amara realtà.
Intanto fra i due candidati non vi era, sostanzialmente, alcuna differenza: entrambi erano fedelissimi del partito e suoi meticolosi rappresentanti. Già nella scelta dei candidati, dunque, c’era poco di cui entusiasmarsi.
Alla fine ha vinto la Signora Elly Schlein, cittadina italiana, ma anche svizzera e statunitense: già si presenta bene.
Eleggendola il PD ha confermato (ma c’era bisogno di conferme?) la sua linea, che poi era quella di Letta e quella di tutti i suoi predecessori.
Hanno scelto una donna in carriera, un personaggio di successo, una figura che ispira ammirazione e riguardo e che rimanda una idea di stabilità: ecco cosa rassicura il PD, ecco cosa si cercava.
Perché i Dem sono questa cosa da anni, ormai: sono un partito che non ha più nulla a che vedere col vecchio PCI. E ne sono sfacciatamente fieri. Sebbene dicano e ridicano di “conservarne l’eredità”.
Il loro obiettivo, attualmente, è raccogliere i consensi della borghesia, dalla più piccola alla più alta, ignorando la popolazione più povera.
Al tempo: il PD sostiene, sempre, fortemente gli operai nelle loro lotte, specie attraverso i sindacati, che sono cosa loro; ciononostante si preoccupa solo di quei lavoratori che il lavoro già lo hanno ottenuto, ma lascia naufragare chi lo ha perso.
Non sono il partito degli ultimi, dei bisognosi, dei poveri, di chi arranca per un tozzo di pane, degli “umiliati e offesi” descritti da Gogol: il PD è il partito del Capitale, dei professionisti, dei lavoratori che hanno, a vari livelli, buoni posti di lavoro nell’industria.
E non dico niente di nuovo: dico cose risapute.
Ora, credo, e lo dico con amarezza, il processo di “americanizzazione” di questa penisola è completo: vi sono due blocchi contrapposti, destra e sinistra, le cui differenze si esplicano solo in scaramucce verbali e aggressività che si mostrano in Parlamento e in Senato, durante le discussioni, per il piacere della gente che guarda le loro dirette. Questi scontri (si fa per dire) proseguono nei programmi televisivi e radiofonici  (altra bella arena in favore del pubblico), sui giornali e, ovviamente, in rete. Ma è tutto qui: non sono, concretamente, realmente, dissimili l’uno dall’altro. Ed è così perché entrambi vogliono una cosa sola: vogliono mantenere lo status quo, e tutto deve rimanere come è adesso.
Ed è la stessa cosa che accade negli USA: perché vi sono forse differenze fra Democratici e Repubblicani per i nipotini dello Zio Sam? Proprio nessuna! Guardate Joe Biden: si è rivelato più feroce e spietato di Trump, che tutti dipingevano come il Male assoluto. Biden sta portando l’Europa (prona e sottomessa), ed anche il suo stesso paese, verso la Guerra Mondiale, verso la catastrofe nucleare. Il pianeta potrebbe esplodere in mano a questi scriteriati. Ed Elly Schlein, sorridente per la sua vittoria, con la cittadinanza italiana, ma anche svizzera e, soprattutto, statunitense, è un punto di riferimento rassicurante per la bandiera a stelle e strisce.
Mi congratulo con la Signora Schlein per la sua vittoria.
Mi congratulo col partito.
Continuate così che si andrà sempre dritti: dritti verso l’inferno.

Francis Allenby

L’ultimo dei Mohicani non vuol smettere di parlare di ambientalismo

Da un po’ di tempo non scrivo più alcun post dedicato all’ambientalismo, che è, da sempre, uno degli interessi che sento come parte del mio modo di intendere la partecipazione sociale.

A dire il vero ho quasi del tutto abbandonato il mio approccio iniziale, fatto di una dedizione quasi estrema ad ogni argomento nuovo o che presentasse una qualsiasi importanza per me. Ci ho rinunciato per molte ragioni.

La prima di queste è la desolazione che vedo intorno a me: l’insincerità di tanti che si fanno portatori di “lotte e rivoluzione”, ma che poi, nella realtà, sono imbevuti di ipocrisia e perfino di aggressività e fascismo, un fascismo neanche tanto latente; sono coloro che si definiscono “progressisti e democratici”, e che in realtà portano avanti solo ciò che loro vogliono che sia sostenuto, senza accettare opinioni contrarie. E questo vale per tutte le questioni, ambientaliste e non.

Un’altra delle tante motivazioni sta nell’approccio di tutti coloro che si ritengono “i buoni” verso qualsiasi tematica: hanno una retorica ridondante, fatta di slogan triti e ritriti, di parole che ripetono all’infinto e che usano, modificandole di tanto in tanto, o coniandone di nuove, per argomentare i loro discorsi, altrimenti vuoti e insulsi.

Come ho detto prima, il panorama è desolante.

Non è un mistero che io provenga dalle fila della sinistra rivoluzionaria, Lotta Continua più precisamente. Eppure, oggi, non mi riconosco più in questa pseudo-sinistra che si genuflette di fronte al dio PD per ogni cosa. Un PD che si allea di volta in volta con il centrodestra di Berlusconi o, come fa al presente, con i Cinquestelle. Contenti loro.

Ma se qualcuno, come ho fatto io, si permette di criticare questo andazzo viene subito accusato di essere un provocatore, un nemico: frasi degne di un regime, non vi pare?

E allora siamo in un regime. E lo stesso avviene, a volte più a volte meno, per tutte le nazioni in questo povero mondo.

L’ambientalismo, nella fattispecie, segue questo stesso iter. E qui, nel capoluogo jonico, la questione si presenta con aspetti peculiari.

Ormai da anni gli ambientalisti, in questa città, si identificano in due gruppi principali: quello dei Genitori Tarantini e quello del Comitato dei cittadini e dei lavoratori liberi e pensanti.

Ho già scritto, in passato, peste e corna, sia dell’uno che dell’altro. Non ho ricevuto molte critiche, al principio, solo perché il mio piccolo blog è seguito (e non so quanto sia davvero seguito) solo da due o tre persone. Ma nel momento in cui qualcuno ha presentato quello che ho scritto ai diretti interessati la reazione è stata esplosiva. Nel primo caso, quello dei Liberi e pensanti, a sottoporre il post sono stato io stesso: dapprincipio non hanno neppure capito se chi li invitava a leggerlo fosse lo stesso che lo aveva scritto, e chiedevano della mia identità; una volta appurato che chi aveva scritto e chi chiedeva loro di leggerlo era la stessa persona il modello di approccio è cambiato: io ero solo un bugiardo. Per quel che mi riguarda mi ero limitato a fare la cronaca di ciò che avevo visto.

Nel secondo caso, quello dei Genitori tarantini e di tutti coloro che gravitano intorno a loro, il discorso è stato diverso. A proporre il post è stata un’altra persona, senza che io lo volessi; dopo essere stato sommerso da una valanga di critiche in rete, questa persona, dopo solo pochi minuti, si è vista “costretta” a togliere il post dalla sua pagina. Eppure aveva insistito così tanto a condividerla…

Questi eventi mi hanno portato a delle considerazioni.

Agli inizi del mio percorso ambientalista, quando facevo i cortei accanto a Peacelink e al Fondo Antidiossina, mi sentivo davvero parte di un gruppo: condividevamo tutti gli ideali, seppure con varie sfumature, ma alla fine ci si ritrovava tutti.

Con questi il discorso è diverso.

Sono parolai, narcisisti, arruffapopoli: non vedo in loro un vero ideale ambientalista, solo mettersi in mostra.

Poi ci sono i loro sostenitori, quelli che hanno attaccato ciò che era scritto sulla pagina, senza peraltro rivolgersi direttamente all’autore del blog.

Eppure i sostenitori di quelli che io battezzai, anni fa, “il nuovo corso ambientalista”, erano gli stessi degli inizi: semplicemente avevano cambiato leader.

Ho scoperto che, dietro quasi la maggior parte dei cortei e delle iniziative che si svolgono il 25 febbraio di ogni anno, vi sono le sorelle Occhinegro, titolari di un rinomato negozio di ottica di Taranto.

Ho scoperto che a sostenere il nuovo corso ambientalista sono i radical chic, quelli che parlano di questo, e di altri concetti, ritrovandosi a bere un aperitivo o in pizzeria o in ristorante: e lo erano anche prima, purtroppo, solo che ora me ne sono reso conto. E mi sono reso conto di come, per dimostrarsi coerenti, questi devono per forza riconoscere la legge del più forte, di chi grida di più: e questo non è proprio giusto.

Riuscii solo ad affrontare una di queste persone del bel mondo borghese, perché ne feci richiesta a chi mi aveva pubblicato, anche se mi ero opposto fino all’ultimo alla pubblicazione. E questa persona era una signora che nella vita di tutti i giorni mi avrebbe guardato dall’alto in basso, socialmente parlando: lei era una lady arrivata, con una professione ed un marito a sua volta professionista; lei era tanti gradini sopra di me, mentre io ero solo un disoccupato fallito. La battaglia era persa in partenza. Lei era certo molto più credibile di me per tutto il resto del mondo.

Ricordo ancora le sue parole: “Un post egoista, superficiale e senza cuore”. E se a dirlo era Sua Maestà Britannica era vero per tutti.

Questi eventi che mi hanno coinvolto in prima persona, unitamente agli altri di natura pubblica, mi hanno portato a delle conclusioni amare.

Non basta il tuo passato: se non ti adegui alle nuove correnti sei un reietto e sei perduto.

Quello che sta accadendo è paragonabile all’omicidio di Giulio Cesare, laddove, però, non esiste alcun Marco Antonio a parlare al funerale di Cesare. Bruto e Cassio sono vincenti e la Storia la scrivono sempre i vincitori.

Credo ancora, fermamente, nell’ambientalismo come ideale. Non credo in questi buffoni.

Se, un domani, il siderurgico chiuderà e loro si prenderanno tutto il merito, non ci sarà alcuno a ricordare le lotte che io, ed altri, abbiamo fatto in passato: nessuno ricorderà il referendum e neppure il discorso portato all’assemblea del Parlamento Europeo e perfino il documento presentato dal Giudice Todisco, che condannava l’ILVA. O meglio, tutti li ricorderanno, ma per appropriarsene.

In definitiva sono, e resterò per sempre, l’ultimo dei Mohicani.

… E che vinca il lupo…

knight-3449326__480

Nel film “Il mio nome è Nessuno”, nato da una idea di Sergio Leone, che ne diresse alcune scene, vi è un aneddoto, narrato da Terence Hill, che mi rimase impresso.

Il fatto si riassume così: un pulcino infreddolito, sotto la neve invernale, rischia di morire assiderato, allorquando una vacca, impietosita, lascia andare su di lui una placca di caldo, fumante sterco, ricoprendolo tutto. Lieto dello scampato pericolo il piccolo volatile si mette a pigolare entusiasta, attirando, in tal modo, l’attenzione di un lupo affamato. Il lupo, allora, si accosta, toglie il pulcino dallo sterco, lo pulisce ben bene e poi lo mangia. Morale della favola: non sempre chi ti ricopre di sterco lo fa per il tuo male. Non sempre chi ti toglie dallo sterco lo fa per il tuo bene. Ma soprattutto, quando sei nello sterco fino al collo… stai zitto!

Memore di questa lezione di Sergio Leone farò, precisamente ed esattamente, tutto il contrario. Perché dovrei nascondere i miei fallimenti se, arrivato a questo punto del mio cammino, sono tutto ciò che ho?

E così le mie considerazioni, i miei sfoghi, si possono anche giustificare col mio solito spirito di chi va controcorrente per abitudine.

Il punto è che oggi, con le vite che vengono rese pubbliche per scelta degli interessati, è più o meno facile venire a sapere cosa fanno determinate persone: sono proprio loro a postare, nelle loro bacheche, le loro attività.

Ecco che, armato di una curiosità che non esito a definire suicida, mi sono messo sulle tracce di coloro che mi hanno reso la vita un inferno nel corso della stessa. Ed essendo io una vittima designata, uno che, anche se insofferente a questo destino, ha dovuto, non volendolo, sopportarlo per innumerevoli volte, il numero dei carnefici può farsi vanto di averlo ricco. Intendiamoci: non è vittimismo il mio, bensì rabbia mista ad incredulità, con un pizzico di amarezza al vetriolo.

Già, perché ho avuto la sorpresa di vedere come vivono, oggi, questi bulli senza scrupoli, che fecero della insensibilità e della malvagità la loro cifra stilistica.

C’è chi ha avviato una fiorente attività di complementi d’arredo artigianali. Qualcun altro si trova presso un brand automobilistico di fama storica e noto in tutto il mondo. Altri ancora non sono giunti a quei livelli, ma possono, ugualmente, essere fieri della loro professione di guardie municipali o poliziotti. Cionondimeno spiccano, pure, professionisti in certuni settori della medicina, organizzando simposi dedicati alle scoperte nel loro campo.

Quello che mi ha colpito più di tutti, però, è stato l’ultimo che ho rintracciato: figlio di un padre noto e stimato barone dei camici bianchi, ma con velleità artistiche, e di una madre totalmente dedita ad Euterpe, intraprende, a sua volta, le orme dei genitori, studiando e diplomandosi presso la più prestigiosa Accademia nazionale. Ora egli è talentuoso autore, acclamato e richiesto in ogni tipologia di spettacolo e performance, vincitore di premi, targhe e trofei.

Credo che, a questo punto, qualcuno, malignamente, insinuerà che è null’altro che il livore, l’invidia, la gelosia a guidare la mia penna intrisa nel curaro.

La risposta, candida, che do è: può darsi.

Perché, a leggere queste notizie, il mio animo si è riempito solo di incredulità e stupore: può una coscienza arida come la loro – perché come tali li ho conosciuti – dar vita a tutto questo? Certo, la gente cambia, è vero. Eppure vi posso assicurare che il fanciullino lumeggiato da Pascoli, dentro di noi, non muta. Ed il mio fanciullino, quello dentro di me, sogguarda ciò che accade agli altri ex fanciullini carnefici con spirito ferito dalla ingiustizia dichiarata di questa vita, in questo mondo.

Ingrata terra perché non ti apristi? Le lezioni che si apprendono continuamente in cotale contesto umano ci dicono e confermano che è così da sempre: legge immutabile e crudele di questo regno che comprende ogni popolo ed ogni latitudine.

Morale, come per la favoletta narrata da Terence Hill: vittima una volta vittima per il resto della vita. Chi è bullizzato sviluppa, giocoforza, un senso incancellabile di inaffidabilità ed inadeguatezza che lo relega per sempre in un angolo. Ed anche se urli e ti ribelli alla tua condizione, come faccio io nonostante tutto e tutti, se sei privo di buone armi ti servirà a poco (dico questo per chi ha pronta l’accusa di imbelle fatalismo…)

Il mondo – questo lo dicono unanimemente gli studiosi – è inesorabilmente fatto per i bulli, per i vincenti. Se nasci vittima pagane lo scotto. 

 

LUIS SEPULVEDA: LA VOCE DEL CUORE

LUIS SEPULVEDA

Luis Sepùlveda è nato nel nord del Cile a Ovalle, nel 1949.

In Cile, nella terra da lui tanto amata, egli conosce, in prima persona, le violenze politiche della dittatura di Pinochet, quando è ancora uno studente oppositore del nascente regime.

Sepùlveda viene, quindi, imprigionato e infine rilasciato, per poi attraversare tutta l’America Latina. Egli si unisce ai sandinisti in Nicaragua e vive anche, per un certo periodo di tempo, con gli indios dell’Amazzonia, esperienza da cui trae spunto per la creazione del libro “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, che si rivela un successo mondiale nel 1988, data di pubblicazione del libro.

Sepùlveda, man mano che le sue opere vengono date alle stampe, si dimostra, però, un autore poliedrico, capace di gestire sapientemente molti generi letterari. Ne sono prova i volumi “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”, “Un nome da torero”, “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”, “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”; in altri termini Sepùlveda spazia dalla poesia (per la quale riceve il prestigioso Premio Gabriela Mistral) al thriller, dai libri per bambini alle storie, i diari e le cronache di viaggio; Sepùlveda si dedica anche al cinema come sceneggiatore e regista (“Nowhere” con Harvey Keitel).

Luis Sepùlveda continua ad allargare la sua esperienza letteraria con la pubblicazione del romanzo “La fine della storia”, che ci trasporta ai tempi tragici del regime di Pinochet e che ha la caratteristica di riprendere la figura dello stesso eroe da lui descritto nel libro da lui pubblicato 20 anni prima, “Un nome da torero”.

È il 25 febbraio del 2020 quando a Sepùlveda, che si trova in Portogallo, viene diagnosticato il contagio da virus SARS-CoVID-19. Due giorni dopo lo scrittore viene ricoverato allo Hospital Universitario Central de Asturias di Oviedo, in Spagna, dove muore poco più di un mese e mezzo dopo, il 16 aprile.

Sepùlveda è stato un uomo che ha rappresentato, più di tanti altri, il suo Cile: un paese martoriato che ha saputo risollevarsi tante volte, trovando in se stesso la sua forza, proprio come lui; ha lottato, combattuto, cercando il suo essere e la sua gente, cantandola, nelle sue poesie, narrandola nei suoi racconti.

Sebbene non sia mai stato classificabile, Sepùlveda è stato, per molti, l’uomo delle favole, perché anche con esse ha saputo parlare a grandi e piccini, proponendo storie con una morale simbolica di profonda umanità; come non amare un racconto così delicato e pieno di dolcezza come “La gabbianella e il gatto”? Come non sentire che quel mondo era parte di noi, della nostra vita di uomini, un monito a seguire la via che porta al bene per tutti, sempre.

Per me, che ho sempre amato il Centro ed il Sud America e la sua cultura, la perdita di un grande poeta come Sepùlveda equivale a restare orfani di qualcuno che nessuno potrà mai sostituire. Sepùlveda era Libertà, era Coraggio, era Sentimento profondo e caldo: era la cognizione, insita in ogni essere umano, che certe cose possono avere risvolti inaspettati se si ascolta la voce del cuore.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si è distinto nella circostanza grave del Coronavirus

corona-4912180_1280

Questa emergenza provocata dal Coronavirus ha dato modo di verificare molte delle dinamiche interne di questo paese. Ha consentito di mettere in luce ciò che funziona e ciò che non funziona, i comportamenti utili da quelli inutili e dannosi. Questo è stato valido per la popolazione, tanto quanto per gli enti e le istituzioni. Diciamo pure che alcuni cittadini hanno dimostrato un inesistente senso civico che è stato addirittura di profondo nocumento per tutti gli altri. Per quel che riguarda i politici, fatte le debite proporzioni e i debiti distinguo, il discorso non cambia: la mancanza cronica di professionalità ha reso più critica una situazione già di per sé difficilissima. Credo che se avessimo avuto politici più accorti e responsabili un po’, se non proprio tutto, di questo evento negativo si sarebbe potuto contenere entro certi limiti. Invece no: anche stavolta tocca compilare le tabelle dei più bravi e dei meno bravi. Molto meno bravi.
Fra quelli bravi, in contrasto con il mio post precedente, devo dire che si è distinto Michele Emiliano, il presidente della Regione Puglia. Si, è vero che ho evidenziato una sua scelta che ho, personalmente, ritenuto non in linea con il suo background; tuttavia, nell’affrontare la crisi Coronavirua il presidente Emiliano ha dimostrato assenatezza, gran senso di responsabilità e soprattutto tempestività. Tempestività, perché non ha perso tempo ad emettere ordinanze e decreti a salvaguardia della regione di cui è dirigente. Una tempestività che ho ammirato ed apprezzato, e non solo io, ma tutti i pugliesi in grado di riconoscere i meriti di una persona. Anche stavolta credo sia giusto dare pane al pane e vino al vino.
Mi auguro che questo evento angoscioso, che ci sta privando della nostra libertà di movimento passi presto. Vorrei, lasciatemelo dire, che questo mostro invisibile ad occhio nudo, che ci ha resi sottomessi a regole che sono state create per fare il nostro bene e per assicurare la nostra salute, venga debellato quanto prima. Ora siamo nelle mani infaticabili e pronte dei nostri medici e dei nostri infermieri: a loro va tutto il nostro affetto e la nostra gratitudine, la nostra ammirazione per il loro lavoro.
“Adda passa’ a nuttata”.

Si può sbagliare per entusiasmo, ma anche questo viene messo in conto

steel-mill-4646843__480

Nel corso di questi anni relativi al mio modesto impegno ambientalista ho sostenuto alcune cause ed alcune persone.

Le ho sostenute, cause e persone, perché davvero ci credevo.

Allo stesso tempo non ho mai tenuto nascosto il mio disaccordo, totale e profondo, per altre situazioni ed altra gente, apparsa da pochi anni sulla scena della lotta all’inquinamento.

Ed anche questo è stato fatto con profonda convinzione: con la convinzione che il loro approccio e le loro motivazioni non fossero quelle giuste. L’ho detto e continuerò a sostenerlo, a meno che qualcuno non mi porti documentazioni valide che mi dimostrino che ho commesso uno o più errori di valutazione.

Mi sono entusiasmato per le iniziative della Giunta Regionale di Michele Emiliano il quale, supportato dalla persona responsabile per le politiche ambientali, stava conducendo, secondo la mia personale visione, davvero un buon lavoro: qualcosa di notevole, di meritorio, di coraggioso.

In questi giorni – tutti avranno seguito le notizie attraverso i media – vi è stata una crisi che riguardava il siderurgico di Taranto. Privo di alcune garanzie che riteneva necessarie per proseguire la produzione Mr Mittal perseguiva l’obiettivo finale di lasciare, sostanzialmente, che l’acciaieria di Taranto andasse alla deriva.

Sono stati in molti (non tutti) gli ambientalisti della prima ora, come me, quelli rimasti fedeli ai principi originali, a sperare, davvero, che ciò avvenisse: non si sarebbe realizzato secondo le modalità che ci eravamo prefigurati in partenza, ma si sarebbe, in ogni caso, realizzato il nostro intento. Chiudere e bonificare. Chiudere e ricostruire in maniera eco-compatibile.

Invece, come sempre avviene, disgraziatamente, in questi casi, lo stato si è affannato a condurre trattative con la proprietà del siderurgico Jonico: trattative condotte per puro interesse, per salvaguardare i posti di lavoro, infischiandosene della salute dei cittadini. Trattative subdole, egoistiche, disumane, all’insegna del potere che fa di tutto per mantenere il proprio punto, per passare come un bulldozer impietoso sulle vite di chi sta male, di chi è morto di acciaio e diossina. Anche stavolta l’ambiente è stato svenduto per logiche politiche. Anche stavolta le persone e la loro incolumità sono passate in secondo piano, come oggetti privi di valore. Come cose sacrificabili.

A quel punto mi aspettavo, come credo molti altri, che il presidente della Regione Puglia, Emiliano, intervistato in diretta televisiva, dicesse quelle cose che sarebbe stato giusto dire, in quanto erano le uniche che si potevano dire per coerenza.

“Chiusura? E chiusura sia. Una chiusura che sia l’inizio di una nuova fase per Taranto e per la sua industria. Una chiusura che significhi bonifica. Una chiusura che significhi ricostruzione con saldi criteri tecnologici moderni ed ambientali. Una chiusura che significhi la rinascita per una città da troppo tempo messa in ginocchio da politici ciechi.”

Questo avrebbe dovuto dire Michele Emiliano.

Invece, con mio profondo e addolorato stupore, l’ho sentito pronunciare ben altro. Emiliano ha difeso con fervore i posti di lavoro, né più né meno che come hanno fatto Di Maio, Zingaretti e tutti gli altri, prima e dopo di loro. Allo stesso tempo ha continuato a parlare di rinnovamento degli impianti esistenti e di sostituzione della produzione attuale con una diversa, non dannosa per l’ambiente. Ed anche in questo Emiliano non si è per nulla distinto dagli altri suoi colleghi politici. In parole povere un colpo al cerchio ed uno alla botte.

Questo è un blog. Un blog che, forse, chissà, leggeranno tre o quattro persone, a voler essere ottimisti.

E poiché si tratta di un blog, e non di una testata giornalistica, che richiede un certo comportamento, avrei potuto fare come ho fatto altre volte in passato: sono tornato indietro ed ho modificato gli articoli precedenti. Ho cancellato e adattato alcuni post da me pubblicati in precedenza. Sarebbe stato nella norma di un blog. Sarebbe stato accettabile.

Invece no.

Tanti, troppi sono stati i titoli dedicati alla giunta regionale pugliese ed alle sue politiche ambientali: e tutti erano entusiasti.

Ma di entusiasmo si può morire. E questo atteggiamento inaspettato della Regione Puglia è stato come una pugnalata.

Emiliano e chi per lui si occupa di salvaguardia del territorio in ambito ecologico sono stati un punto forte di riferimento per me. Ed ora non li farò sparire con una gomma da cancellare o con un tratto di penna: li lascerò lì dove sono.

Scrivo, invece, questo ultimo post per dire, anche stavolta apertamente, quanto mi sia sentito tradito da coloro nei quali avevo riposto una grande fiducia. Fiducia mal riposta, certo.

Si può sbagliare per eccesso di entusiasmo, ma anche questo viene messo in conto quando si crede in qualcosa o qualcuno.

 

Francis Allenby

Uomo: assassino del suo ambiente

turtle-691040_1280

Ho visto adesso in televisione un servizio dedicato ai veterinari che fanno pronto intervento sulle creature marine.

Il loro è un lavoro a dir poco encomiabile, perché si prendono a cuore, con tanta cura, con tanta professionalità e con la corretta strumentazione, le sorti di tutta la fauna marina e le problematiche che questa può dover affrontare oggi.

Il paziente di cui si occupavano nel video era un esemplare di tartaruga marina, che stava davvero molto male. La dottoressa ha solo aperto un poco la bocca dell’animale ed ha potuto subito scoprire la causa della sua enorme, dolorosa difficoltà: la povera bestia aveva inghiottito un sacchetto intero di plastica.

Con estrema pazienza, con una meticolosità ammirevole, i dottori hanno estratto dalla gola della tartaruga quell’ingombrante e dannoso fardello.
Poi l’hanno medicata e infine, dopo un periodo di convalescenza, l’hanno rimessa in libertà.

Sono a conoscenza da anni del fatto che tanti altri abitanti dei mari si nutrono dei rifiuti di plastica che trovano nel loro habitat: accade in questa epoca che non ha a cuore l’ambiente.
Eppure, vedendo da vicino la portata di questo scempio, la cosa mi ha fatto provare un senso di dolore e di disagio profondo, immenso.
Vi chiedo: la vogliamo finire, si o no, di insozzare i mari coi nostri rifiuti?
Ci rendiamo conto che, così facendo, facciamo male agli animali, all’ambiente e, di ritorno, a noi stessi?
Siamo tutti assassini senza cuore: assassini di fauna, assassini di ambiente, assassini di altri esseri umani. Assassini di noi stessi.

ABC, Aria Bene Comune, all’interno della giornata del LINUX DAY di Taranto, densa di novità nel campo informatico

copertina

Dalla mattina alle 09.00 fino alla sera alle 19.00 ho fatto, come molti, una immersione totale nel pianeta dell’informatica. È quello che è accaduto sabato, 26 ottobre, presso la Sala Lacaita, all’interno del Palazzo della Provincia di Taranto che ospitava la giornata jonica del LINUX DAY.

L’informatica è lontana dal mio mondo, lo ammetto: tuttavia, ascoltando i molti oratori che si sono susseguiti, mi sono appassionato agli argomenti che venivano trattati. Era un universo sconosciuto che, a me profano, consentiva uno scorcio su un futuro entusiasmante.

La presentazione della giornata JonixLUG è stata a cura di Dario Palanga. Il primo intervento è stato di Francesco Chirico, che ha parlato di tecnologia a supporto di soluzioni complesse e non. A Chirico ha fatto seguito, a ruota, Elena Prella, la quale ha incentrato il suo contributo sulla forza della condivisione. Il giovane informatico Antonio Pastorelli ha, invece, illustrato le tematiche della Artificial Intelligence e del Machine Learning. Ancora di Intelligenza artificiale applicata all’hack ed alla webcam, ha voluto dare un panorama interessante Vincenzo Quaranta. Tuttavia l’Intelligenza Artificiale copre davvero moltissimi campi, e a soffermarsi su Intelligenza Artificiale e privacy e dignità umana è stato, questa volta, l’informatico Giovanni Albore. Il discorso non si è interrotto, perché Fabio Casciabanca ha enucleato ancora un altro aspetto della IA: il MANBOT e l’antropizzazione della macchina con la reciproca influenza fra uomo e robot. Hanno chiuso gli interventi della mattina i fratelli Cosimo e Alessandro Chiffi, che hanno condiviso interessanti informazioni sul 3D Modeling e Stampa 3D.

MANBOT

La fase pomeridiana si è aperta con Francesco Chirico, il quale ha suscitato molta attenzione col suo argomento: Architettura e programmazione di “Alexa voice service” (un programma di interazione vocale fra uomo e macchina, in grado di fornire, se richiesto, informazioni di ogni tipo). Infine è giunto Francesco Piersoft Paolicelli: una personalità volitiva, con una conoscenza profonda della materia e soprattutto degli Open Data, che ha catturato il pubblico con la sua oratoria che sa essere divulgativa e profondamente professionale allo stesso tempo.

PAOLICELLI

A conclusione della serata è stato presentato, infine, il tanto atteso progetto ABC, Aria Bene Comune.

Fra il pubblico, numeroso e vivace, vi era una persona che stimo e che ha sostenuto con la sua associazione, Peacelink, questo progetto: il professor Alessandro Marescotti. Il professore stesso è intervenuto per dire quanto questo dispositivo sia importante. Importante non solo per i singoli, ma per la comunità, che potrà, così, avvalersi di un ritrovato nuovissimo della tecnologia e dell’informatica per appurare la qualità dell’aria nei nostri centri.

MARESCOTTI

Per questo blog che curo sono riuscito ad avere anche due interviste rilasciate da due persone preparatissime: Vincenzo Quaranta e Antonio Pastorelli. Eccole di seguito.

Vincenzo Quaranta è, fondamentalmente, un informatico. Nel caso specifico di questo incontro del LINUX DAY egli si presenta, anche, come sviluppatore. In quanto tale fa parte del team di sviluppo di una strumentazione per il rilevamento delle polveri sottili, il particolato PM 2.5 pm10.

QUARANTA.jpg

Vincenzo, trovo la vostra iniziativa encomiabile dal punto di vista dell’ambiente. Puoi parlarci, nel dettaglio, di questo dispositivo?

Questo è un impianto che abbiamo realizzato con lo Jonix Lug, un Linux User Group di Taranto di cui faccio parte, in collaborazione con varie realtà del territorio. Fra queste realtà la prima a darci il suo notevole apporto è stata Peacelink. Ci siamo avvalsi, per questo progetto, della collaborazione preziosa di Pier Soft Francesco Paolicelli: Francesco Paolicelli è un riferimento che conta tanto in questo ambito e che ci ha dato la possibilità di conoscere la realtà di Matera e degli Open Data in generale. Lui, a dire il vero, si occupa di Open Data da molto tempo; in particolare ci si è focalizzati su un progettino che lui aveva già studiato sin dal 2014, ossia il sensore e tutto quello che a questo è legato. Di conseguenza abbiamo preso in considerazione di operare a livello minimale, creando uno strumento che tutti potessero costruirsi ed installare da soli. Il congegno è completamente Open Source ed ha anche dei costi contenuti. L’apparecchiatura utilizza, tra l’altro, un sensore, che è l’SDS 011, che permette appunto la rilevazione di queste polveri, con particelle PM 2.5 e pm10. Con queste premesse, oggi 26 ottobre 2019, abbiamo voluto ospitare, all’interno del Linux Day, questo evento formativo e informativo riguardante il progetto di rilevamento delle polveri sottili, che abbiamo denominato Jonix Lug ABC, ossia Aria Bene Comune. Parallelamente nasce la necessità di creare una piccola rete civica di monitoraggio ambientale con questi obiettivi: dare modo all’utente di costruirsi questo apparato, libero di usarlo per le sue finalità e di rilevare ciò che gli interessa. Questo meccanismo accerta, semplicemente, quanto noi siamo esposti alle polveri, in un arco di tempo che copre l’intera giornata. È da precisare che, come già detto, il singolo lo può certo utilizzare, tranquillamente, per rilevare e monitorare per suo conto; purtuttavia può, anche, condividerlo con la sua comunità, rilasciando i dati di rilevamento del luogo in cui è stata installata la centralina. Questo fa sì che questo principio di condivisione possa essere il presupposto per realizzare una piccola rete di monitoraggio civico. Attraverso l’analisi di questi dati potremmo capire come salvaguardare la nostra salute: vedere come, in pratica, su tutto il territorio, l’aria che respiriamo abbia, o meno, dei punti di criticità.

Antonio Pastorelli è un giovane informatico, un ragazzo molto preparato che oggi ho avuto modo di conoscere nel corso di questo incontro del Linux Day. Antonio ha parlato, durante il suo intervento, di intelligenza artificiale un argomento che mi interessa particolarmente. Antonio mi ha, gentilmente, concesso una breve intervista.

Antonio, essendo gestore di molti blog mi sono trovato a dover affrontare l’elaborazione di testi complessi, che andavano riassunti, o tradotti. Oggi l’elaborazione dei testi è ancora una cosa così ardua per i computer, oppure i programmi di sono evoluti ed è possibile addirittura creare dei testi nuovi, rielaborarli e riassumerli?

Attualmente è possibile avere sia delle traduzioni automatiche nel contesto, un procedimento che si chiama machine translation, oppure trattare un testo che si presenti complicato da leggere o semplicemente troppo lungo. Affidandolo ad un algoritmo si può avere, sostanzialmente, un riassunto di quello che c’è scritto e i risultati sono anche abbastanza soddisfacenti. Per quel che riguarda la nomenclatura, in particolare, dei vari programmi disponibili non posso essere più preciso, poiché nel mio campo mi occupo dello studio dei modelli matematici, ossia gli algoritmi, che sono dietro questi programmi.

Ho visto film come “Artificial Intelligence”, che mi ha emozionato profondamente. Poi ho seguito anche dei documentari relativi a dei robot attuali, molto elaborati, i quali riescono a riprodurre le espressioni umane, che riescono a parlare, che interagiscono con l’uomo. Sarà possibile un domani, a tuo parere, avere dei robot che possano sostituire l’essere umano nelle sue molteplici attività, a confondersi, forse, con l’essere umano, come in qualche modo è stato predetto nei romanzi di Asimov?

Diciamo che la sostituzione completa potrebbe essere un po’ un problema; in ogni caso ci sono già i robot umanoidi che riescono a parlare, a svolgere dei compiti che normalmente svolge l’essere umano. Ovviamente siamo ancora un po’ lontani dal mondo descritto da Asimov. Potrebbe essere possibile come potrebbe non esserlo, dipende dai progressi che vengono fatti della ricerca nei vari ambiti multidisciplinari.

Ringrazio Vincenzo e Antonio per la loro cortesia e disponibilità. Ma con loro ringrazio tutti, ma proprio tutti coloro che hanno reso possibile questo evento.  Bravi, informatici jonici e del Sud, in generale: da voi ci si aspettano cose che possano cambiare qualcosa, molto nei nostri paesi, nelle nostre città. Si deve fornire un esempio positivo laddove manca, e voi siete un esempio profondamente positivo.

 

 

 

Dal LINUX DAY una importante proposta per l’ambiente, e molto di più.

IMG-20191018-WA0004

Quando le iniziative sono mosse da uno spirito positivo, e soprattutto propositivo, vanno sostenute, con forza ed entusiasmo, fino in fondo. Ecco perché voglio parlare quanto più bene possibile di questo importante evento che avrà luogo domani, 26 ottobre, presso la Provincia di Taranto, sotto l’egida del LINUX DAY, che ormai è un appuntamento fisso, qui a Taranto come in altre parti del mondo.

Per l’occasione vi saranno gli interventi di molti giovani e meno giovani esperti del settore informatico. Si parlerà di sicurezza, a 360 gradi, ma anche di vivibilità e di ambiente. Parlare di ambiente, a Taranto, equivale sempre a toccare un tasto dolente, ma la proposta che verrà presentata nell’ambito del LINUX DAY merita davvero tanta attenzione: l’informatica si mette a servizio dell’ambiente per la creazione di centraline che possano monitorare la qualità dell’aria. Proprio per questo, nel corso della giornata di domani, in Provincia, sarà presente il professor Alessandro Marescotti, fondatore e portavoce di PEACELINK, la nota associazione ambientalista, da sempre in prima fila per le battaglie contro l’inquinamento.

 

Francis Allenby

La festa USB a Taranto: un momento di riflessione sulla situazione complicata della città

manifestazione

Pochi giorni fa, e più precisamente gli ultimi due giorni di agosto ed il primo di settembre, a Talsano, in provincia di Taranto, ha avuto luogo la FESTA USB, ossia la festa dei sindacati unitari di base.

Questo evento si è avvalso, come si può dedurre dal nome, della partecipazione di sindacalisti, ma anche di uomini politici locali e regionali e di tutti quei personaggi che gravitano intorno al mondo del lavoro e della informazione.

Assistendo agli interventi sono stato colpito dal linguaggio usato: lo stesso linguaggio adoperato, da sempre, dal Comitato dei cittadini e lavoratori liberi e pensanti. Perché ormai si ha l’impressione che tutti coloro i quali, da sinistra, intendono avvalorare il loro impegno in una politica ambientalista, garantendo al contempo le salvaguardie attese verso il mondo del lavoro, si esprimano negli stessi termini: citano il ricatto occupazionale e i diritti inascoltati, le strategie per il raggiungimento degli obiettivi e la cura degli stessi: tutte argomentazioni che si ripetono, in forma ricorrente, dalla ribalta della festa dell’affollato primo maggio tarantino.

Ricollegandosi a questa constatazione si è notata sul palco della manifestazione, accanto alle personalità sindacali, la presenza dell’assessore comunale Massimo Battista, il quale – cosa di cui molti sono a conoscenza – proviene dal Comitato dei cittadini e lavoratori liberi e pensanti. Battista, come tutti sapranno, è stato eletto assessore alle ultime consultazioni comunali nella lista del Movimento Cinque Stelle; tuttavia, di recente, Massimo Battista ha dichiarato, in segno di dissenso, di non voler più far parte di questo Movimento, confluendo nel Gruppo Misto.

In tal modo Massimo Battista ha dato una ulteriore conferma del cambiamento che sta avendo luogo all’interno di uno dei gruppi più in vista della vita politica di Taranto; un cambiamento che, peraltro, riflette quello più grande e visibile a livello nazionale, con la nascita del governo PD – Cinque stelle.

Certo si comprende come la sinistra, sia quella che si definisce “storica” che quella attuale, abbia accolto favorevolmente e positivamente il fatto che Liberi e Pensanti non voglia più dire, automaticamente, Cinque Stelle a Taranto. Si registrano, a questo proposito, l’apporto di nomi che sono, da sempre, amati e rispettati dalla sinistra militante e che hanno prestato, entusiasticamente, il loro volto e la loro voce all’ultima occasione del primo maggio jonico.

Il punto è che la sinistra è sempre stata latente in fatto di politiche ambientali, proprio per non perdere l’apporto del bacino operaio, che, bene o male, a loro si rifanno, e questo spiega il successo di un uomo come Carlo Calenda.

Ora la sinistra ha guadagnato un importante punto di riferimento, e certamente non poteva disattendere questa rinnovata posizione, che consentiva a loro tutti di contare su un modello attivo di ambientalismo.

Non ci resta che attendere, per vedere gli ulteriori sviluppi di questo rinnovamento.